Entrando dall'accesso laterale all'Arco di Costantino, di fronte al Colosseo (Piazza S. Maria
Nova 53, tel. 06 6990110), ci troviamo sulla Via Sacra: era il percorso seguito
dalle processioni di
trionfo, che attraversavano il Foro per salire fino al Tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio
e, ovviamente, vi si concentravano i monumenti che ricordavano questi eventi.
Il primo che si vede è l'Arco di Tito: i rilievi all'interno ricordano che l'arco
venne eretto in ricordo della conquista di Gerusalemme celebrata nel 71 d.C. da
Tito e dal padre Vespasiano; si possono vedere nelle figure i soldati che, durante la processione,
trasportano il tesoro del tempio,
rappresentato sulla sinistra dove campeggia in primo piano un candelabro a sette braccia.
Scendendo lungo la Via Sacra sono visibili sulla sinistra i ruderi delle abitazioni che in età repubblicana
erano situate sulle pendici del Palatino, sia
degli edifici della Domus Aurea, poi trasformati e riutilizzati nel tempo. Una serie di
incendi ha distrutto anche i nuovi edifici, che furono interrati nelle fondamenta
della Basilica di Massenzio che e situata sulla destra, costruzione però completata dopo il 312 dal successore
Costantino; i ruderi dell'edificio, crollato soprattutto a causa dei terremoti, sono stati utilizzati fino all'età
moderna (vi erano anche delle abitazioni). L'intera superficie era un tempo ricoperta di marmi
pregiati e stucchi mentre l'imponenza della volta cementizia affascinò
moltissimi artisti rinascimentali tra cui lo stesso Michelangelo che sembra si
fosse probabilmente ispirato a tale struttura per disegnare il transetto della Basilica di San Pietro.
Procedendo, troviamo sulla destra il Tempio di Antonino e Faustina, (141-161 d.C.), dedicato dal Senato all'imperatore divinizzato e a sua moglie, come recita l'iscrizione sul
frontone.
Entrando nella piazza possiamo vedere sul lato breve alla nostra sinistra l'alto podio del Tempio del Divo
Giulio: costruito in seguito all'assassinio di Cesare il 15 marzo del 44
a.C., le gradinate d'accesso laterali alla facciata risparmiavano l'ara circolare che segnala ancora oggi il luogo dove Ottaviano Augusto e i suoi sostenitori
allestirono la pira per Giulio Cesare; una lapide moderna riporta il passo del De Bello Civile
di Appiano, che descrive l'evento.
Sui lati lunghi della piazza sono situate due basiliche (Emilia sulla destra
e Iulia sulla sinistra), più volte ricostruite.
Sul lato destro della piazza, dopo la Basilica Emilia, si può vedere l'edificio più importante,
la
Curia, uno dei luoghi più importanti di Roma perché sede del
Senato romano: ricostruita nel XX secolo sul modello di quella dell'epoca di Augusto (29 a.C.),
conserva all'interno la splendida pavimentazione a tarsie marmoree, probabilmente
risalente al restauro del III secolo. La porta bronzea originale è stata asportata in età barocca, ed
è oggi visibile presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.
La Via Sacra riprende il suo percorso verso il Campidoglio, all'altezza dell'Arco di
Settimio Severo. Il monumento celebra il decimo anno del regno di questo imperatore
(193-211 d.C.), ricordandone le campagne contro i Parti; da notare le condizioni
dell'iscrizione, che reca evidenti tracce di abrasione: infatti Caracalla, figlio di Settimio Severo,
fece infatti eliminare il nome del fratello Geta, dopo averlo fatto uccidere per non dover
condividere il regno. A sinistra dell'arco, è il grosso basamento circolare
dell'Umbilicus Urbis, centro geografico e sacro della città.
Questo lato breve del Foro è chiuso dal muro dei Rostri (di restauro moderno),
una tribuna oratoria cosi chiamata perché ornata dagli speroni di bronzo (rostro) sottratti alle
navi dei Volsci nel 338 a.C.; sulle retrostanti pendici del Campidoglio vediamo emergere
le colonne dei templi di Saturno (fondato nel V secolo a.C.) e di Vespasiano, e un
tratto del portico degli Dei Consenti (I secolo d.C.), dove erano conservati i simulacri
delle dodici maggiori divinità dell'Olimpo greco-romano.
Sulla piazza, davanti ai Rostri, è visibile il Lapis Niger (pietra nera) il cui nome si riferisce al colore funesto della pavimentazione del
sacello sacro sotterraneo, connesso con episodi relativi ai tempi della fondazione di
Roma (si dice sia il luogo dove è stato sepolto Romolo). Un cippo arcaico con iscrizione «bustrofedica»
(ovvero senza alcuna interruzione tra le righe, che proseguono come il solco dell'aratro sul terreno, invertendo il senso dei
caratteri) recitava una formula per la protezione del luogo; attualmente l'accesso è protetto da
un cancello.
In mezzo alla piazza si può vedere l'alta colonna di Foca, collegata a una precedente sistemazione monumentale, ma dedicata all'imperatore d'Oriente che nel 608
donò il Pantheon alla Chiesa. Proseguendo in senso antiorario, dopo la Basilica
Iulia incontriamo il basamento del Tempio dei Dioscuri (fondato nel V secolo a.C., ma
restaurato fino al 6 d.C.) nel cui podio erano situate le tabernae di banchieri, cambiavalute e barbieri.
La visita si può concludere con il complesso di edifici dedicati a Vesta: alla divinità era
destinato un piccolo tempio, la cui forma circolare doveva ricordare quella della primitiva capanna del culto; addette al fuoco sacro, simbolo della vita stessa
di Roma, erano le Vestali, sacerdotesse che vivevano nella domus adiacente, ed
erano rispettate e venerate dall'intero popolo romano.
L'Anfiteatro Flavio {Piazza del Colosseo, tel. 06 7004261) venne inaugurato da Tito nell'80
d.C. L'edificio venne eretto sul luogo del lago artificiale della Domus Aurea neroniana: qui si
trovava la statua colossale di Nerone-Helios, che rimase fino al Medioevo e dal
quale si ebbe la definizione di Colosseo (da Colosso); la statua occupava l'area oggi segnalata verso il
Foro da una grande aiuola rialzata. La grande struttura (si valuta che contenesse dai 45 000 ai 70 000 spettatori) era destinata
a giochi gladiatori e a combattimenti con gli animali.
La piazza antistante è dominata dall'Arco di Costantino, l'ultimo arco trionfale dell'epoca romana, realizzato con materiali provenienti da monumenti
precedenti. I quattro fregi rettangolari costantiniani (due per lato) ricordano la battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.) e le iniziative civili dell'imperatore. Ai piedi
dell'arco sono state riportate alla luce le fondamenta della Meta Sudans, un'antica fontana
demolita nel 1936.
Ritornando sulla Via dei Fori Imperiali, si può vedere sulla sinistra l'imponente
costruzione adrianea del Tempio di Venere e Roma: si tratta di due edifici gemelli
che avevano le absidi contrapposte e le fondamenta rialzate sull'atrio monumentale della Domus Aurea; l'edificio posteriore ospita il convento di Santa Francesca
Romana, attualmente sede della Sprintendenza Archeologica di Roma, mentre quello anteriore è
visibile a distanza dal primo piano del Colosseo o dal Colle Oppio. Le piante moderne affisse a sinistra della Via dei Fori
Imperiali, fanno ripercorrere le fasi salienti dell'espansione imperiale; poco oltre,
all'esterno della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, un muro romano porta ancora i segni
delle grappe che sostenevano la Forma Urbis Severiana: si trattava di una pianta marmorea
che riproduceva
Roma (203-211 d.C.) ed era affissa sulla parete, all'epoca interna a uno degli edifici del
Templum Pacis. Questo era il nome del santuario dei Flavi (71-75 d.C., con restauri successivi), di cui gli scavi archeologici stanno
portando alla luce i resti: era formato da una grande piazza porticata, con una biblioteca, un tempio e dei giardini centrali.
L'Argiletum, la strada che accedeva al Foro Romano di fianco alla Curia, venne occupato dal Foro di Nerva, detto
anche Transitorio (97 d.C.): era formato da uno stretto corridoio porticato che attraversava l'intera larghezza di Via dei Fori Imperiali, e
terminava con il Tempio di Minerva.
Alle spalle della Curia è situato il Foro di Cesare, voluto da Giulio Cesare in onore di Venere
Genitrice, leggendaria progenitrice della dinastia Giulio-Claudia: si calcola che siano
stati investiti circa 100 milioni di sesterzi per l'acquisto dell'area e, nonostante
l'inaugurazione del 46 a.C., i lavori continuarono fino all'epoca di Augusto.
Dall'altro lato della strada, è visibile il Foro di Augusto: l'alto tempio sullo
sfondo, di cui si può vedere il podio, fu dedicato nel 42 a.C. a Marte Ultore, ovvero «vendicatore»
(dell'assassinio di Cesare). La piazza porticata aveva due esedre laterali
mentre si può vedere ancora la pavimentazione marmorea; un muro di grossi blocchi
separava il complesso dal quartiere popolare della Suburra.
Dagli scavi condotti nell'area dei fori sono emerse importanti novità anche a
proposito del Foro di Traiano, opera di Apollodoro di Damasco (107-112): lo
spazio venne ricavato tagliando la «sella» che univa il Campidoglio al
Quirinale, mentre la piazza porticata fu completata dalla grande Basilica Ulpia, della quale rimangono il tracciato della
pavimentazione, con visibile ancora qualche lastra di
marmo e una serie di colonne. Dietro la basilica si alzavano gli edifici delle due biblioteche greca e latina, dalle cui finestre si
potevano vedere le immagini delle campagne imperiali contro i Daci, scolpite sulla Colonna Traiana: l'iscrizione alla base della colonna allude
probabilmente all'altezza della stessa, che dovrebbe coincidere con quella dello sbancamento del colle. Fino a tempi
recenti, nelle ricostruzioni si proponeva una cella contenente le ceneri dell'imperatore
divinizzato, collocata sotto la chiesa di S. Maria di Loreto; al centro della piazza romana si
suppone ci fosse il monumento equestre di Traiano: duranti gli attuali gli scavi
si è potuto vedere che il recinto del Foro si chiudeva prima di giungere alla chiesa, mentre nella piazza sono stati
ritrovati i resti di una fontana e di un sacello.
L'intero complesso era chiuso sui lati da mura di cinta che si allargavano a esedra verso la
metà della lunghezza: ormai queste non esistono più, ma la facciata dei Mercati di Traiano (Via
IV Novembre, 94, tel. 06 6790048) è parallela a quel tracciato. Entrando ai Mercati, ci troviamo in una grande aula su due livelli, sulla
quale si aprono numerosi ambienti rettangolari, forse botteghe: di alcuni si conserva la soglia
originaria, con i segni dei cardini delle porte.
In realtà il nome di «mercato» è stato attribuito al complesso in età moderna: certamente la
costruzione a terrazza è stata realizzata in funzione del Foro di Traiano, e progettata da
Apollodoro di Damasco per sostenere il fianco del colle tagliato, ma
sfortunatamente non si conosce quale fosse il suo utilizzo.
Poiché la legge romana impediva la sepoltura dei defunti all'interno del pomerium,
lungo le vie consolari vennero costruiti mausolei e cimiteri comunitari. Fu così per
la strada consolare Appia, prediletta dagli aristocratici di Roma per costruirvi le tombe di famiglia.
Il tracciato iniziale della via consolare partiva poco oltre la curva del Circo Massimo: nelle Mura
Serviane si apriva la Porta Capena, all'altezza dell'attuale piazzale Numa Pompilio; con la costruzione dell'anello più esterno delle
Mura Aureliane (fine III secolo d. C.), il percorso extraurbano iniziò dalla Porta Appia.
L'itinerario può iniziare dal Sepolcro degli Scipioni, poco prima della Porta San Sebastiano: appartenuto alla famiglia che
diede i natali a Scipione l'Africano, fu costruito esternamente alle Mura Serviane all'inizio del III secolo
a.C.
La struttura è quella tradizionale: si tratta di un grosso corpo emergente con la facciata
monumentale rivolta verso la città e, all'interno, un sistema di camere e gallerie per accogliere
i numerosi sarcofagi.
Il Colombario di Vigna Codini {Via Appia Antica 13), era invece un edificio per
sepolture comunitarie, risalente alla prima età imperiale: nelle tre sale erano
state poste più di 1000 urne contenenti le ceneri dei defunti insieme con qualche sarcofago.
Si giunge quindi all'imponente Porta Ap
pia, nota dal Medioevo come Porta San Sebastiano, perché di qui si passava per giungere alla omonima basilica: l'aspetto attuale
risale all'epoca della guerra greco-gotica (metà del VI secolo d. C.). All'interno dell'edificio
vi è
oggi il Museo delle Mura (Via di Porta San Sebastiano 8, tel. 06 70475284) contenente
plastici delle fortificazioni e delle mura di Roma, dal quale si accede agli spalti delle Mura Aureliane
(al momento chiuse per lavori).
Circa 100 metri più avanti, incontriamo sulla destra la copia (l'originale è oggi in piazza
del Campidoglio) del primo cippo miliario dell'Appia: segnalava la distanza di un
miglio romano (1478 m) dalla Porta Capena.
All'altezza del bivio tra l'Appia e l'Ardeatina, si trova l'accesso alle Catacombe di S.
Callisto (Via Appia Antica 126, tel. 06 5130151) dove
i cristiani, in osservanza alla legge romana, ponevano i loro cimiteri comunitari.
Le Catacombe di S. Sebastiano (Via Appia Antica 136) si trovano poco oltre, sotto la
Basilica di S. Sebastiano: la basilica attuale occupa solo la parte centrale del grande
edificio circiforme, fatto costruire per il culto cristiano dall'imperatore Costantino (IV
secolo); la sacrestia moderna e la biglietteria sono nell'ambulacro antico, come
l'antiquarium allestito nell'abside esterna della basilica (visita su permesso).
procedendo lungo la strada, sulla sinistra, un casale si incunea nel pronao del Mausoleo di Romolo (Via
Appia Antica 153, tel. 06 7801324): il grande edificio, dedicato a Romolo, figlio dell'imperatore Massenzio, si
trovava al centro di una grande spianata cinta da un quadriportico, del quale si vedono il
muro di fondo e alcuni pilastri. La cella accoglieva i sarcofagi dell'intera famiglia.
Massenzio indisse dei giochi annuali in memoria del figlio, da svolgere nell'adiacente
circo (conosciuto infatti con il nome di Circo di Massenzio): il circo era lungo 300 metri,
e i carri correvano attorno alla spina, ornata dall'obelisco oggi situato a Piazza Navona. Della struttura
rimangono in piedi le torri angolari, da cui partivano i carri, e dei tratti di muratura; la spina e le gradinate sono state
spogliate dei marmi, ma sono ancora ben riconoscibili.
Salendo, lungo la strada è visibile il Mausoleo di Cecilia Metella (Via Appia Antica 161,
tel. 06 7802465), tomba della moglie di Crasso, triumviro con Pompeo e Cesare tra il 60 e il 53 a.C.
L'intero complesso è stato restaurato e l'interno è adibito a museo
(riporta la storia della via nel corso dei secoli). Attorno a questo nucleo si sta sviluppando oggi il
Parco dell'Appia Antica, che comprende anche la Villa dei Quintili {ingresso in Via
Appia Nuova 1092, tel. 06 7182273). Dopo gli scavi archeologici, la fastosa residenza è stata riaperta al pubblico nel
giugno del 2000.
Nel Campo Marzio si svolgevano anticamente gli addestramenti militari: la vasta spianata occupava l'ansa del Tevere attorno all'odierna Piazza Navona, e si trovava fuori
dal pomerio, come stabiliva le legge che impediva l'accesso in città ai soldati in armi.
L'area si restrinse progressivamente durante la repubblica, e all'epoca di Augusto il
suo carattere militare rimase solamente simbolico, occupata com'era da una interminabile
sequenza di edifici.
La città medievale e rinascimentale si concentrò lungo le strade dirette verso S. Pietro,
tramite Ponte Sant'Angelo: ogni edificio romano servì allora da fondamenta per nuove
costruzioni, tra le quali i vicoli intricati ricalcano ancora l'andamento dei ruderi antichi.
Il nostro itinerario parte da Campo de' Fiori, dove nei pressi venne costruito
il Teatro di Pompeo: primo teatro stabile romano, venne realizzato da Pompeo a partire dal 61 a.C.; l'edificio era
noto come una delle meraviglie della città per la sua ricca decorazione. Sulla sommità
della gradinata era il Tempio di Venere Vincitrice, sul quale sorse il palazzetto d'angolo tra
l'attuale Piazza Campo de' Fiori e la Via dei Giubbonari; la tradizione vuole
che il nome della piazza ricordi quello di Flora, cortigiana prediletta da Pompeo. La curva della
cavea coincide oggi con Via di Grottapinta (sotto le fondamenta di ciascun edificio è
ancora possibile accedere alle arcate romane). Annesso al teatro era un vastissimo portico, che giungeva
fino all'attuale Piazza Argentina: qui si trovava la Curia Pompeia, dove fu ucciso Cesare nel 44 a. C.
Attraversato corso Vittorio, entriamo a Piazza Navona, caratteristico rettangolo con un lato curvo: gli
edifici poggiano infatti sulle gradinate dello Stadio di Domiziano (85 d.C.), destinato
ai giochi in onore di Giove Capitolino; i pilastri della curva sono oggi visibili
affacciandosi dallo scavo su Piazza Zanardelli (ingresso su richiesta da Via di Tor
Sanguigna) mentre le vie laterali coincidono con gli antichi ingressi per il
pubblico. Nei pressi di Piazza Navona è situato il Pantheon: si tratta di un tempio, dedicato «a tutti gli dei»,
costruito da Marco Vipsanio Agrippa (25 a.C.); venne devastato da un incendio e fu ricostruito nella
caratteristica forma circolare da Adriano (118-125 d.C.), che ne conservò la facciata precedente.
La conservazione dell'edificio si deve alla trasformazione in chiesa (608 d.C.), dedicata a S. Maria ad Martyres.
Sulla sinistra del Pantheon era il Tempio di Minerva Calcidica, ricordato dalla chiesa
di S. Maria sopra Minerva. Davanti la chiesa, il piccolo elefantino barocco
(posto al centro della piazza) trasporta sul dorso un obelisco proveniente dal vicino Iseo Campense, santuario di Iside e Serapide
dedicato nel 43 a.C. e rifatto in forme monumentali da Domiziano (80 d.C.).
Il Tempio di Adriano era confinante con l'Iseo: dell'edificio, costruito da
Antonino Pio in onore del predecessore (145 d.C.), rimangono le colonne inglobate nel
palazzo che è oggi sede della Borsa a Piazza di Pietra.
Da un vicolo si giunge a Piazza Colonna dove, al centro della piazza, è ancora nella sua collocazione
originaria la Colonna di Marco Aurelio. Dedicata all'imperatore dopo la sua morte (180 d.C.), rievoca le campagne contro i Germani e i Sarmati.
Si giunge a Piazza Montecitorio, dominata dall'Obelisco di Psammetico II (VI secolo a.C.), portato a Roma da Augusto nel 10 a.C. per farne lo «gnomone» (braccio
indicatore) di un grande orologio solare: Mecenate ebbe l'incarico della
realizzazione del progetto dell'Orologio di Augusto, per il quale si avvalse della collaborazione di astronomi e
matematici di Alessandria d'Egitto. Il quadrante della meridiana occupava l'unico
tratto libero della pavimentazione del Campo Marzio, in prossimità dell'attuale Piazza del
Parlamento, ed era proporzionato alla lunghezza dell'ombra proiettata dall'obelisco:
una targa ricostruisce l'orologio lungo Via di Campo Marzio. Nei sotterranei del civico 48
della stessa via, e in quelli della chiesa di S. Lorenzo in Lucina, sono conservati tratti
della pavimentazione in marmo con gli intarsi in bronzo del quadrante (ingresso su permesso);
sotto la chiesa sono anche i resti di una casa romana (I secolo a.C.), e dell'aula primitiva
del culto cristiano.
All'angolo tra Piazza S. Lorenzo in Lucina e Via del Corso vi è il palazzo Fiano
posto sul lato destro del pavimento della meridiana, dove anticamente era collocata l'Ara Pacis di Augusto. I frammenti del grande altare sono stati ritrovati nel corso
dei secoli, a partire dal Cinquecento e nel 1936 si decise di ricostruire il monumento
sul lungotevere in Augusta. L'antico altare della Pace, dedicato nel 9 a.C., è custodito in
un cubo di cristallo che sarà sostituito da una nuova struttura progettata dall'architetto
statunitense Richard Meier.
Un piccolo parco recinta quanto rimane del Mausoleo di Augusto, formato da un tamburo
circolare, anticamente circondato da una struttura quadrata della dimensione della scarpata
attuale; l'ingresso era abbellito da colonne sulle quali due lastre bronzee riportavano il
testamento delle Res Gestae. Il Mausoleo di Augusto era rivestito di marmi e abbellito da
alberi e sulla sommità svettava la statua di Augusto, posta su un pilastro che poggia la sua base nell'edificio. All'interno è la cella
funeraria: un piccolo sacello al centro accoglieva le spoglie imperiali, mentre quelle dei famigliari si trovavano nelle nicchie
poste intorno. Il mausoleo venne costruito nel 29 a.C., con Augusto ancora vivente.
Possiamo iniziare il nostro primo itinerario lungo
il Tevere a partire dall'area sacra di S. Omobono (per informazioni sulle modalità di visita: tel. 06
67103819) dove qui è
ancora conservato il basamento di uno dei due templi etruschi della Fortuna e della Mater Matuta,
pertinenti un santuario portuale alle pendici del Campidoglio. I templi avevano decorazioni in terracotta (oggi
visibili presso la Centrale Montemartini), e sorvegliavano il Vicus Iugarium: attorno a questa via d'accesso al Foro
Romano, erano situati il Foro Olitorio e il Foro Boario, antichi mercati delle «erbe» e del bestiame; il grande altare dell'Ara Massima di Ercole concludeva
l'area mercantile più a sud, lungo il Tevere. Con la maggiore estensione della città il porto
principale venne spostato verso il Testaccio (da testaceus, i cocci delle anfore usate per il
trasporto navale): l'antica area portuale fu trasformata da Augusto nell'accesso
monumentale alla città.
L'edificio augusteo più significativo è senza dubbio il Teatro di Marcello (informazioni
sulle modalità di visita: tel. 06 67103819): iniziato da Cesare sul luogo dove veniva eretto
un teatro provvisorio in legno, fu terminato da Augusto, che lo dedicò tra il 13 e l'11 a.C.
alla memoria del nipote Marcello che avrebbe dovuto ereditare il regno; nel Medioevo
venne trasformato in rocca per la famiglia dei Sa
velli, per poi essere abbellito da un soprastante palazzo cinquecentesco passato agli Orsini
e ai Caetani.
Per la costruzione del teatro si rese necessario lo spostamento dell'antichissimo tempio
antistante: le colonne che oggi vediamo appartengono infatti al Tempio di Apollo Sosino nel rifacimento del 30 a.C., sostituito a
quello dedicato ad Apollo Medico nel V secolo a.C., a seguito di una pestilenza.
Dal recinto del teatro si intravede il retrostante Portico di Ottavia (33-23 a.C.), che
si può raggiungere aggirando gli edifici dalla sponda del Tevere; oggi del
Portico d'Ottavia rimane la sola testata dell'angolo esterno a destra, con il frontone restaurato da Settimio Severo,
conservata per aver ospitato la chiesa medioevale di S. Angelo in Pescheria.
Un secondo itinerario lo si può iniziare a partire
dall'Isola Tiberina, che si può raggiungere passando sul Ponte Fabricio: prima di imboccarlo, affacciandoci dai
muraglioni del fiume, possiamo ancora notare le iscrizioni marmoree sulle spallette che
ricordano il nome del costruttore del 62 a.C., il curator viarum Lucio Fabricio. Il
ponte è noto ai Romani come «Ponte dei Quattro Capi» per le erme quadrifronti che ne ornano l'accesso: sulla base delle stesse, le scanalature sono probabilmente
l'alloggio del parapetto originario in bronzo.
L'Isola Tiberina era concepita in età romana come una «nave di Esculapio», in ricordo di
un evento miracoloso: secondo la tradizione, un'ambasceria si sarebbe recata a Epidauro nel 293
a.C., allo scopo di chiedere ai Libri Sibillini il rimedio contro la pestilenza che affiggeva
Roma. Al ritorno fu riportato dal santuario di Esculapio un serpente sacro, che però sfuggi
dalla nave, percorse un tratto del fiume e si fermò sull'isola: in questo luogo fu quindi costruito un santuario di Esculapio, comprendente un tempio e un
portico dove alloggiare i malati. Il tempio doveva trovarsi nell'area dove è
oggi la chiesa di S. Bartolomeo, le cui navate sono elevate mediante 14 colonne romane che
provengono forse dal santuario. Se del tempio non rimane traccia (tranne la bimillenaria
tradizione medica del luogo, che è da sempre sede di un ospedale), si vedono ancora i resti
della decorazione, che rendeva l'isola simile a una imbarcazione che scende verso il mare: sul lato
verso la sponda sinistra del fiume, delle lastre in travertino rappresentano un tratto della
prua della nave, decorata con i simboli di Esculapio. Da questo punto si può
vedere bene il Ponte Emilio, detto anche «ponte rotto» per le sue condizioni:
venne eretto nel 179 a.C., nel punto in cui il fiume si faceva più impetuoso, per cui fu ricostruito numerose volte; l'arcata attuale risale all'ultimo
restauro del Cinquecento, ma i piloni, sagomati per alleggerire la spinta dell'acqua, sono del II
secolo d.C. Usciamo quindi dall'isola passando dal Ponte Cestio (rifacimento ottocentesco
di quello romano del 46 a.C.) per entrare nella regione di Transtiberim: questo è il nome
che, dall'epoca di Augusto, si diede alla XIV regione «al di là del fiume».
L'assetto del quartiere moderno rispetta alcuni dei tracciati urbanistici romani:
ne è un esempio l'attuale Via della Lungaretta, che incontriamo sulla destra appena inoltratici nel quartiere, ricalca il
percorso della Via Aurelia Antica, che procedeva parallela al fiume fino all'altezza della
piazza medievale di S. Maria in Trastevere; all'incirca dal punto in cui ci troviamo, la via
correva su un viadotto, soprelevato rispetto al terreno incerto dell'argine.
Sotto i palazzi di Piazza del Drago, si trova l'Excubitorium della VII Coorte dei Vigili del Fuoco ( Via della VII Coorte 9, ingresso su richiesta): la caserma era situata in
un caseggiato del II secolo d.C., ed era formata da una serie di ambienti di alloggio e
servizio, e da un larario; sulle pareti un centinaio di graffiti costituisce la
suggestiva testimonianza delle notti di ronda.
Si può iniziare un terzo itinerario lungo il Tevere partendo dal Ponte S. Angelo, l'antico Ponte Elio che collegava la città con il Mausoleo di Adriano (135-139): l'imperatore volle costruire qui il suo sepolcro monumentale, una grande struttura cilindrica decorata sulla sommità da una quadriga bronzea. La posizione strategica del mausoleo, che domina l'unico ponte che in età medioevale metteva in collegamento la città con la Basilica di S. Pietro, portò alla trasformazione in fortezza in seguito dedicata all'angelo liberatore dalla pestilenza, apparso durante il pontificato di Gregorio Magno (590-604), e dal quale si ebbe il nome di Castel Sant'Angelo (Lungotevere Castello 50, tel. 06 6819111); i plastici esposti all'interno illustrano le varie fasi dell'evoluzione dell'edificio. Dalla rampa elicoidale romana si raggiungono gli spalti rinascimentali del castello dai quali si gode di uno splendido panorama sulla città e verso il Vaticano. Sulla grande spianata verdeggiante dell'Ager Vaticanus (il luogo dove i sacerdoti etruschi traevano i loro vaticini) vennero sistemati gli horti di Agrippina e il Circo Neroniano, dove san Pietro fu martirizzato ai piedi dell'obelisco egiziano che allora decorava la spina, oggi posto al centro della piazza si S. Pietro. Il corpo dell'apostolo venne sepolto nella Necropoli Vaticana, tra le vie Cornelia e Trionfale, di cui si visita un tratto conservato sotto la Basilica di S. Pietro.
La più antica raccolta di reperti romani è quella posta nei Musei Capitolini (Piazza del Campidoglio 1, tel. 06
39967800), fondati nel 1471 da papa Sisto IV, che donò alla città i bronzi lateranensi. Attualmente occupano ambedue i palazzi progettati da
Michelangelo ai due lati di Piazza del Campidoglio, divisi in Palazzo dei Conservatori e Palazzo
Nuovo. Nel cortile del Palazzo dei Conservatori sono i frammenti del colossale aerolite
di Costantino, posto anticamente nella Basilica di Massenzio. I bronzi provenienti dai giardini
del palazzo papale in Laterano si trovano nelle prime sale: qui sono la testa colossale di epoca costantiniana, lo Spinario, il Bruto Capitolino e la Lupa, oggetto di
un recente restauro che l'ha riportata agli antichi splendori. Nelle altre sale sono
esposte varie testimonianze della storia romana, compresi frammenti dei Fasti Consolari, le
sequenze dei consoli antichi. Nel cortile del Palazzo Nuovo è ospitato l'originale
della statua equestre di Marco Aurelio, spostata qui dalla piazza dopo il restauro. Al primo
piano è la galleria settecentesca, dove sono conservati la maggior parte dei marmi e i
due mosaici rinvenuti a Villa Adriana. A seguito degli ultimi restauri, è stata riaperta la
galleria di collegamento tra i due edifici, che passa sotto il Palazzo Senatorio: da questa è
ora nuovamente possibile accedere al Tabularium, mentre da una vetrata si vede il
basamento dell'antico Tempio di Veiove.
La Centrale Montemartini (Via Ostiense 106, tel. 06 5748038) è ora la sede distaccata
dei Musei Capitolini: qui sono esposte importanti sculture provenienti da complessi
architettonici documentati, come i frontoni dall'area sacra di S. Omobono, quelli del
Tempio di Apollo Sosiano; tra le statue dalle ville suburbane, è la splendida Venere
Esquilina, che si suppone ritragga Cleopatra.
L'altro polo importante è quello del Museo Nazionale Romano: le raccolte sono
così vaste che sono state suddivise in cinque sedi espositive tematiche. La sede di Palazzo Massimo alle
Terme (Largo di Villa T'eretti 1, tel. 06 48903500) è la sede principale: nella sezione
statuaria sono esposti il Discobolo, l'Augusto di Via Labicana, il Sarcofago di Acilia; al piano
interrato è invece la collezione numismatica, che comprende il medagliere di Vittorio
Emanuele II e alcuni corredi di gioielli. Il fiore all'occhiello del museo è però la sezione della
pittura, al secondo piano (accesso controllato, per la visita si deve prenotare alla
biglietteria; per vedere il secondo piano si consiglia diiniziare la visita
presto): qui sono conservati gli affreschi staccati dalla Villa di Livia e dalla Villa della Farnesina (fine I secolo a.C.).
La raccolta è completata da numerose altre pitture e mosaici, e dalle tarsie marmoree
della Basilica di Giunio Basso (IV secolo d.C.).
Poco distante è la sede del Museo delle Terme ( Via E. de Nicola 78, tel. 06.4880530), nel
quale sono conservate le testimonianze epigrafiche relative alle origini di Roma e alla vita romana. A
questo museo è connesso il Planetario, aula ottagona delle terme dove sono esposte le statue
provenienti da questo e altri edifici analoghi: al centro della sala dominano la scena un
nudo virile e un pugile a grandezza naturale, due dei pochi bronzi perfettamente
conservati dall'età romana.
La Crypta Balbi ( Via delle Botteghe Oscure 31, per informazioni tel. 06 4815576; prenotazioni
tel. 06 39967700) è il più recente degli spazi espositivi del Museo Nazionale Romano.
All'interno di un monastero medievale, è stato ricavato un passaggio per accedere alla
sottostante Cripta di Balbo: si tratta del portico sotterraneo che si estendeva dietro al teatro
fatto costruire dal medesimo personaggio, inaugurato nel 13 a.C. Per lo scavo
archeologico si è impiegato moltissimo tempo, allo scopo di salvaguardare la delicata stratigrafia,
che va dall'inizio dell'età imperiale al Rinascimento. I frammenti architettonici
dell'edificio sono esposti nel museo, dove sono raccolte le testimonianze di
epoca tardo-antica: plastici, manufatti in terracotta, metallo e vetro, documentano con chiarezza e completezza
la lenta trasformazione della città, tra la fine dell'Impero e l'inizio del Medioevo.
Palazzo Altemps (Piazza di S.Apollinare 44, tel. 06 6833759) nacque nel Cinquecento,
come «dimora» per la collezione di antichità
del cardinale Marco Sittico Altemps; sfortunatamente la collezione Altemps è andata dispersa,
ma non è improbabile che alcune delle statue allora di proprietà del cardinale siano
confluite nelle collezioni delle altre famiglie, oggi esposte nella splendida cornice
rinascimentale. La più importante è la collezione Ludovisi di cui rimangono un
centinaio di opere delle 390 originarie, acquistate dallo Stato grazie a una legge speciale voluta da Quintino
Sella. Le statue sono divise tra il piano terra e il primo piano: il gruppo di Oreste ed
Elettra, Marte seduto, il grande sarcofago Ludovisi, e molte altre opere al cui restauro
parteciparono artisti come il Bernini.
Dal collezionismo privato nasce il Museo Barracco (Corso Vittorio Emanuele II 166/a,
tel. 06 68806848), che occupa il palazzetto rinascimentale detto «Farnesina dei
Baullari». La collezione, non grande, ma di valore, fu donata alla città dal barone
Giovanni Barracco nel 1902: aveva lo scopo di illustrare tutte le fasi salienti della storia dell'arte
antica nelle varie culture, con particolare riguardo alla scultura. Disposte su due piani,
troviamo opere egiziane, assire, etrusche e romane, ma soprattutto parecchi originali greci,
rari negli altri musei di Roma. Nei sotterranei del palazzo sono stati scoperti i resti di
una casa del III secolo d.C., visitabili contestualmente al museo.
Da secoli il suolo di Roma restituisce opere d'arte, divise tra piccoli e grandi musei: tra i
tanti vale certamente una visita il grazioso Antiquarium del Celio (Via del Parco del
Celio 20, tel. 06 7001569). Qui sono esposte le testimonianze della vita quotidiana antica:
lucerne e oggetti da cucina, strumenti medici, da toeletta, per lavori femminili, sono i
tanti piccoli oggetti rinvenuti nelle rovine delle case e delle terme.
I Musei Vaticani (Viale Vaticano, tel. 06 69883333) sono uno dei più importanti
musei d'arte di tutti i tempi. Per le statue ritrovate a Roma è fondamentale il Museo Pio
Clementino: in questo braccio del primo piano, e nel cortile adiacente appositamente studiato dal
Bramante, sono alcune delle opere capitali della storia dell'arte ellenistica, riprodotte in
antico per il gusto dei Romani. Qui si trovano la copia dell' Apoxyomenos di Lisippo, il Laocoonte, il
Torso del Belvedere e l'Apollo del Belvedere.
Nel quartiere dell'EUR vi può visitare il Museo della Civiltà Romana (Piazza G. Agnelli 10,
tel. 06 5926135) dove è visibile la più straordinaria raccolta di plastici dei monumenti romani,
frutto di un quasi secolare lavoro di ricostruzione e aggiornamento di archeologi e
tecnici. Recentemente riaperto nella sua interezza, propone le ricostruzioni del
Colosseo e di centinaia di altri edifici; una galleria è dedicata ai calchi della Colonna
Traiana, ma il protagonista assoluto è il grandioso plastico della città imperiale, dove vediamo
ricollocati nel contesto antico i monumenti che ancora oggi incontriamo.
Si possono richiedere informazioni sulle modalità di visita dei musei e monumenti di Roma
al Servizio Informazioni Turistiche del Comune di Roma, al numero di telefono 06 47824525.